domenica 15 febbraio 2009

Rigarn. Devo scrivere di Rigarn, perché questo è importante.

Trattare col generale Rigarn è difficile. Un orgoglio testardo e ben poco razionale lo domina, spesso facendo in modo che parlare con lui sia un continuo schivare insulti e incassare allusioni feroci. Alla lunga è snervante, ma è necessario sopportare, per poter arrivare dove si vuole. Dà valore al coraggio e alla forza, ma non è creatura di cui fidarsi. Non ha un senso dell'onore o della lealtà così forti da costituire un reale punto di appiglio.

E' stato lui a tradire il Generale Nero.
Ancora non mi è del tutto chiaro cosa questo significhi.

So però che il Generale Nero non è più l'effettivo capo delle forze di Mikeros e che ormai le armate rispondono solamente al Gran Maresciallo Inferno. Hell.
E' un comandante abbandonato che affronteremo nel Kanto?
Il Rigarn del futuro è un essere amareggiato, sconfitto, ma feroce, desideroso di dare la sua ultima zampata, in grado di essere ancora molto pericoloso.

Abbiamo stretto un patto.

Lui mi ha lasciato vedere e capire.
Io gli ho lasciato vedere e capire e quel che posso scrivere, quel che ha senso è una storia.
Molto tempo fa, qui, su questa terra, c'erano mostri che ancora non abbiamo davvero nemmeno immaginato. Mostri dalle forme più allucinanti e contorte, ma in un certo modo anche perfetti, armoniosi, macchine per combattere.

Quei mostri, uniti a macchine, uniti a... Esseri umani.
Questo sono i Mikeros.


Non c'è nessun impero relegato sottoterra per secoli. Non c'è nessun antico regno da rivendicare.
La realtà è più tremenda, più banale, è la totale banalità del male.

L'uomo ha creato Mikeros.


Non conosco il perché, ma so che qualcosa, qualcuno, è stato in grado di piegare le menti di questi mostri e di convincerli di un delirio che parlava di un glorioso passato e di regni sotterranei da portare in superficie.
Rigarn voleva sapere chi ha reso i Mikeros quello che sono. E senza saperlo egli stesso mi ha fornito le informazioni per formulare questa risposta.

L'uomo.

E Ryo Asuka deve avere avuto in questo una parte determinante. Anche se lui lo nega.

Mostri, poveri patetici mostri sconfitti di un futuro tanto nero e tanto desolato da non lasciare spazio a nessuna speranza.
Mostri creati dal mostro umano, come... come me, in fondo.
In qualche modo, in qualche tempo, sento che siete la chiave per la nostra sopravvivenza.
Una chiave che difficilmente gli altri sapranno accettare.

Forse dovrò fare scelte che un tempo ho io stessa giudicato inaccettabili.


domenica 1 febbraio 2009

Ryo... Nonostante tutto non riesco a smettere di chiedermi perché.
Eppure è tutto molto logico, molto calcolato e freddo.
Tranne che non ho la più pallida idea di cosa tu sia, Ryo Asuka.
Una leggenda molto vecchia.
E che diavolo vorrebbe dire?
Non hai dato tu inizio a questa guerra.
D'accordo.
Ma puoi aiutarmi a mettervi fine?
Puoi soffrire, puoi essere ferito, non sei indistruttibile come ami far credere.
Ti hanno visto accasciarti a terra, durante il sovraccarico di energia G che ci ha spediti nel futuro.
Quando ci siamo visti l'ultima volta, in quella chiesa, non lo sapevo.
Ma lo terrò a mente ora.
Ora che so che hai usato tutti, non solo me, hai usato Ran in un modo che non dovrebbe essere possibile, non dovrebbe essere permesso, hai usato persino Slum King, dannazione! Ci hai usati e continui a farlo, in un modo o nell'altro e io mi sveglio, di notte, ogni volta colta dal pensiero che forse nulla di quello che sento e che penso è mio per davvero, che forse mi stai manovrando come hai fatto con tanti altri... Rileggo questo diario e mi chiedo quanto di tutto questo non sia architettato da te e soprattutto mi chiedo perché.
Cosa diavolo volevi dire alla fine? Non ho anima, ok e allora? Non sono umana, non è una grande scoperta.
Ma quello che ho dentro non è il grande destino di niente e nessuno, solamente un mostro che finirà per distruggermi. Per distruggerci.
Non è finita, tra noi due, Ryo Asuka.