mercoledì 20 agosto 2008

Come si racconta la vita di un mondo in qualche riga di inchiostro?

Come si può dire dell'orrore e della morte, dell'impossibile fatto carne e metallo, della fiamma e de terrore?
Non si può.
Esistono diverse registrazioni, rapporti, dichiarazioni, che raccontano quanto è successo ai membri dell'Armata Mazinger nel corso di questi... dieci giorni.

L'accesso a quei files è ovviamente classificato.
Perché il futuro è l'arma più terribile per uccidere il presente.

E io sono cambiata più in questo viaggio che negli ultimi sedici anni.







Devo scriverlo, perché altrimenti non avrebbe senso.

Se questo deve restare, come una prova che sono esistita, di quello che ho pensato, provato, vissuto, allora devo metterci anche questo. In fondo cosa sarà mai un po' di dolore e di vergogna, di rabbia, di... Niente. Niente di diverso dal solito.

Lui, cieco, sordo e ottuso, si scaglia contro ogni cosa, contro tutto ciò che non capisce, senza cercare nemmeno per un istante quell'umanità, dentro di sé, che all'esterno sbandiera come un vanto. Kabuto, ne più ne meno di Hell o di uno qualsiasi dei nemici che ogni volta ci attaccano, ci colpiscono, uccidono, torturano, ci lasciano attoniti quando ormai credevamo di aver visto ogni cosa. Ne più ne meno di loro, si scaglia contro ogni cosa che non sia lui stesso, emette sentenze e giudizi e non si ferma a considerare nulla.

E così, per colpa sua, abbiamo perso Sanshiro.
Non è morto, ma nondimeno lo abbiamo perso, ne sono sicura.
Bastava poco, appena un attimo, e avrei potuto prendere la mano del Gaiking e cercare di riportarlo indietro.

Ma Kabuto, senza sapere, senza capire, senza che ci fosse alcuna minaccia, ha attaccato.
E così abbiamo perso Sanshiro che ora, vomitato fuori dal corpo del Gaiking, è come un organo espiantato e incapace di vivere da solo.

Non mi illudo, so che il mio destino sarà ben peggiore.
Ma avrei voluto riuscire almeno a fare qualcosa di buono.
Koji Kabuto deve essere fermato, in qualche modo, in un qualche modo bisogna fermarlo, prima che venga il suo regno e tutto quello per cui credono di lottare sprofondi per colpa di un ragazzo egoista e ottuso.

Ero infuriata, sconvolta, non sapevo con chi prendermela. Credo di essere entrata nella stanza di Ran in cerca di qualcosa con cui prendermela.
E invece ho trovato questa.

(piegata, tra le pagine del quaderno, c'è la lettera di Ran)

Io non so esattamente come mai, ma ora non... E' come se tutto fosse andato oltre e non sentissi più nulla, in male e in bene.
Ma non quando l'ho letta. Quando l'ho letta è stato come se Minerva avesse preso il controllo di me.
E poi, quando ormai non avevo più nulla da rompere, nulla da lanciare, da graffiare, da strappare, come sempre, pensando a Ran, il pensiero si è gettato su Ryo.

Tutta la rabbia e la frustrazione, su Ryo, tutto quello che avrei voluto distruggere, strappare, mordere, lacerare, su Ryo, quasi da poterlo sentire, quasi da sentire tra le dita la sensazione della carne che cede, tra i denti come in un morso, come un quel bacio, la notte di Berlino e all'improvviso mi sono sentita soffocare, come se non ci fosse più aria da respirare in quella stanza e... Non avevo mai provato una cosa del genere, se non forse sognando, non sapevo cosa avrei fatto una volta arrivata da Ryo, se lo avrei attaccato o baciato, ma avevo bisogno di andare da lui, un desiderio fisico, che mi sembrava l'unica cosa in grado di soffocare la rabbia, di sedare il dolore.
Così ho corso per i corridoi, fino alla sua porta e ho picchiato i pugni fino a che non mi ha aperto e quando lo ha fatto non sono stata più in grado di fare nulla, come se avessi speso ogni energia che possedevo nell'arrivare fin lì.

Volevo solo che mi facesse entrare, che spegnesse quel bisogno, quel desiderio sordo, come un costante tamburo, che facesse, qualcosa, che facesse qualsiasi cosa.
Invece non ha fatto niente, naturalmente.
Mi ha portato in sala mensa, sì, e mi ha fatto prendere un caffè.
E io mi sono sentita come se mi avessero improvvisamente staccato la spina.
E adesso non so bene come fare a riattaccarla.

Va tutto bene, va tutto molto bene, credo.
Niente più bisogno di toccarlo di mordere, di colpire, di baciare, niente più rabbia, niente più desiderio. E' come se mi avessero resettato.

Non so davvero cosa pensi Ryo, sempre che pensi qualche cosa, ma in fondo, quando passerà questo imbarazzo, questa vergogna, che già sta scemando gradualmente, non mi importerà nemmeno più.
Errori di valutazione, errori di progetto.
Non ne faccio di continuo?

E' ora di andare da Sanshiro e vedere se qualcosa di lui è rimasto abbastanza integro da poter essere salvato.
La bestia dentro di me capisce. Ascolta. E riconosce chi ha il potere tra noi due. Per ora.




Nel frattempo, su Dei o Demoni... Puntata 28: Il demonio che è in me.


lunedì 11 agosto 2008

All'inizio dovevano spiegarmi tutto. Tutto quanto, ogni cosa. Il Direttore sosteneva che fosse abbastanza normale, che non ero come una bambina, non davvero. Avevo sedici anni di abitudini innestate a forza, di abitudine a non vivere, di abitudine a reagire a stimoli ben precisi con azioni altrettanto precise, sedici anni da lavare via.
Non deve essere stato facile nemmeno per loro.
Mi chiedo cosa pensasse davvero Asamya.
Yanus.
Che effetto deve averle fatto aiutarmi, giorno dopo giorno, a imparare ad essere umana, quando nemmeno lei lo era?
Ha mai provato pietà, compassione, comprensione? Si è mai sentita davvero orgogliosa, felice quando raggiungevo un traguardo.

All'inizio dovevano insegnarmi tutto, spiegarmi tutto, dirmi di raggiungere la mia stanza, per dormire, perché altrimenti mi lasciavo cadere dove mi prendeva il sonno.

Mi hanno dovuto insegnare a mangiare, a nutrirmi, perché non avevo mai dovuto farlo di mia iniziativa, senza aghi, flebo, cavi e un sistema di punizione e premio. Mi hanno dovuto spiegare tante cose, insegnare a comportarmi da umana.
Credevamo che lo fossi, in fondo.
Non mi hanno insegnato la cosa più importante.
A non fidarmi. Mai. A non legarmi. Mai.

Perché tutti tradiscono, tutti mentono, tutti feriscono.

Vorrei averla qui davanti e chiederle spiegazioni. Vorrei poterle urlare contro, picchiarla, insultarla, ma non posso farlo. Perché Ran è morta, portandosi nella tomba le sue bugie.
Chi diavolo eri, Ran Asuka? Come potevi essere la stessa persona di questi file, la donna che ordina di aumentare il voltaggio, di eseguire altri test, di torturare, sperimentare, freddamente, senza emozione, senza scomporsi?
Sapevi di noi così tanto e non ci hai mai detto nulla. Hai lasciato che sbattessimo alla cieca, senza aiutarci.
Come Miwa del resto.
Miwa, che Hiroshi è già pronto a perdonare.

Io non so più perdonare, non so se sono stata mai capace.
E di tutto questo non so cosa fare e vorrei solamente che lui potesse aiutarmi, invece di guardarmi e stare zitto, tranquillo, impassibile.
Mi sento crescere dentro un grido, come se salisse da un punto così profondo di me da essere lontanissimo, buio, vuoto. Sale, sale, sale e ho paura di esplodere, ho paura di scoppiare e non farcela più, sbriciolarmi come cenere.

E non riesco a non sentirmi male ogni volta che penso a lei, a Ran e in coda a quei pensieri arrivi tu, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto!





Nel frattempo, su Dei o Demoni... Puntata 27: Human Alliance.


domenica 10 agosto 2008

Ed è questo che fanno quando vogliono festeggiare?

Si stordiscono fino a non capire più chi sono? Fino a che i pensieri non rimangono più fuori dalla tua testa, ma ti invadono e tutto si mette a girare?

Avrebbero dovuto avvertirmi, porca miseria, avvertirmi che bere quella roba mi avrebbe ubriacato.

E invece ad un certo punto non ho più capito cosa stesse succedendo.

Yumi era irriconoscibile, imbarazzante.

Tetsuya assolutamente stravolto.

E poi Ryo.
Oddio, Ryo... Che diavolo significa adesso?

Mi ha, beh, anche io ho, l'ho baciato, cioè... E' che non ero molto sicura di quello che stava succedendo. E non sono molto sicura di quello che è successo dopo.

So che sono tornata qui a dormire e prima ho fatto una doccia.

Ma non mi ricordo di altro, non deve essere successo altro. Credo.

Mi piacerebbe poter dire qualcosa di carino e fare considerazioni su quel bacio. Ma niente di quello che fa Asuka è fatto per caso, ormai me ne sono accorta.

Però, ecco, anche se molto, il più possibile, obiettivamente, non posso evitare di valutare questa... esperienza, questa, cosa, questo... momento. Come diavolo fanno a farlo continuamente, con leggerezza? E' sempre così? Ci si sente sempre così... Spiati, non soli, mmm... non riesco a trovare un termine che renda l'idea di qualcosa che improvvisamente entra nel tuo spazio, ma non è sgradevole, anche se fa un po' paura.

E' normale che tutto diventi contatto? E' normale che si perda l'orientamento, il senso del tempo e che altre parti del corpo reagiscano in maniera bizzarra? Dio, ma perché non capisco e non c'è nessuno a cui posso chiederlo?

Perché ha voluto farmi questa cosa?

Davanti a tutti tra l'altro, anche se non credo che se ne siano accorti in molti, data l'atmosfera di delirio generale.

E' stata una notte allucinante, non riesco a togliermi dalla testa questa... cosa. La testa sembrava scoppiare e a un certo punto sono certa di averlo sognato, tra il sonno e la veglia, qualcosa che aveva a che fare con Ryo e il resto è confuso e anche piuttosto imbarazzante. Non sono certa di volerlo scrivere. Anzi, più passa il tempo e più sono sicura che sia molto meglio scordarmi i sogni che ho fatto.

Maledetto bastardo, lui e i suoi sorrisini del cavolo. A che cosa gli serve baciare me?

E perché non riesco a smettere di pensarci?







Nel frattempo su Dei o Demoni succedeva questo... Puntata 26: Quattro fratelli giurano.


martedì 5 agosto 2008

Pensavo che più di tutti potesse capire. Invece sono stata una sciocca.
Pensavo che forse, con quello che ha passato, con quello che mi aveva detto, avrebbe visto le cose come le vedo io.
Che idiota.

Anche Tetsuya è come gli altri. Vede solo quello che vuole vedere e tutto è giusto o sbagliato solo in base a come lui decide. Odia quel robot. Ne ha una paura pazzesca, non serve leggere il pensiero per questo. E crede che tutti siano schiavi dei loro compagni di metallo, come ha paura di esserlo lui.
Ma Minerva è diversa.
Ran ne aveva paura, diceva che era piena di odio. Anche verso di me. Ma io non capisco… è quello che sono tutti, verso di me, pieni di paura e odio, di fastidio e diffidenza. Credo di aver capito che non è normale. Credo di aver capito che tra di loro, tra alcuni di loro, le cose vadano diversamente, però non so immaginarmi come sia.
Loro sono come Minerva.
No.
Minerva mi accetta, insieme siamo qualcosa. Sa che insieme siamo forti e separate non siamo niente. Per questo preferisco lei a loro. Lei, a modo suo, mi ama.
Pensavo che, più di tutti, Tetsuya avrebbe capito, che potesse farlo. Ma credo che non voglia e questo chiude la questione. In fondo perché dovrebbe importargli?

In fondo perché dovrebbe importarmi?

Credevo che a Hiroshi importasse.
Invece sono stata così idiota, un’altra volta.
Voleva solo che aiutassi sua sorella.
E quando ha capito che non serviva, è tornato a ignorarmi, a fare finta che non esistessi.
Sono come un robot.
Una cosa.
La mia utilità, come un oggetto, è uscire e abbattere le cose che mi si parano davanti.
La mia funzione è unirmi a Minerva.
Separata da lei non sono nulla.
Ma io sono qui. Sono io. E’ già abbastanza sapere quanto poco conti questo IO.
E’ già abbastanza sapere che c’è una mia copia esatta con cui tutti mi sostituirebbero volentieri senza pensarci un attimo.
Certo, lei è più simpatica.
Incosciente, arrogante egoista.
Ma sorride.
Come se volesse sbattermi in faccia tutto quello che lei ha avuto e che a me... Noi. Decine di noi… è stato strappato via, negato.
Cose.
Cavie.
Oggetti.
E lei, invece, principessina Grace.
E io invece sono la cosa che fa muovere Minerva.

Speravo che avrebbe capito.
Volevo che lui capisse.
Lui doveva capire.
Ma non vuole.
E non so perché mi importi, non so neanche perché faccia così male.
Non fa differenza.
Non cambia niente…


lunedì 4 agosto 2008

E io che pensavo che, una volta chiariti, una volta che avessimo parlato, tutto sarebbe stato più facile!
Cosa dovrei fare adesso?

All'inizio ero così stupidamente contenta... Dovrei imparare che quando sono contenta, il più delle volte è perché ho interpretato male qualcosa.

Mi chiama e mi chiede se posso andare da lui, nella sua cabina. Lo so che sembra sciocco, però poter entrare nella sua stanza mi sembrava come un permettermi di passare oltre quello scudo di indifferenza che ha sempre mantenuto.
Invece ovviamente no, ovviamente non mi avrebbe mai chiamato lì se non fosse stato strettamente necessario. Perché è successo, a quanto pare, qualcosa di molto strano.
Oppure Tetsuya ha le visioni.
Il che, a ben pensarci non sarebbe poi una cosa così inconcepibile, vista la roba a cui assistiamo in genere, però, mettiamo che abbia visto davvero un gigante di più di due metri e un gigantesco coltello a serramanico piantato nel suo muro.

Che diavolo significa?
Non c'era niente in quella cabina, nessuna impressione particolare.
Più o meno.

Le sue cose, il suo letto, e lui lì davanti che mi chiede di provare a sentire che cosa c'è... Non ho trovato quello che voleva, questo no di certo. Ho trovato Tetsuya.
Il suo odore, dappertutto, per prima cosa, e poi la scrivania, uguale a questa in cui scrivo io adesso, con sopra le mappe e il computer.

Poi apro la mente e c'è lui, solo Tetsuya, ed è come annusare e sentire il profumo di qualcuno che è passato da poco, come sentire una musica di sottofondo, molto adatta all'ambiente... Ma non lo senti col naso o le orecchie. Era lui, tutto in quella stanza, fantasmi di ricordi, resti di sogni, indecifrabili, ma sfiorabili e lui, lì, presente, perplesso, vivo, a un passo eppure intoccabile.
Avrei voluto poter inspirare e portarmi via il più a lungo possibile quella sensazione, inghiottirla e farne tesoro.

Ma non si può e oltretutto il discorso che è venuto fuori subito dopo su Daisuke è riuscito a strapparmi del tutto da quel piccolo momento piacevole... ovviamente, figuriamoci se dura.
Mi paragoni a lui?
Grazie tante...

Certo, hai ragione, Tsurugi, io tra 11 anni diventerò un mostro e di certo allora sarò una traditrice quanto Daisuke...

Il fatto che tu non possa vedere la differenza tra le due cose mi lascia impotente e avrei solo voglia di... non lo so, piangere, urlare, prenderti a pugni, qualsiasi cosa.
Invece me ne sono andata da quella stanza, prima di impazzire.


sabato 2 agosto 2008

Quaderno Terzo

E un robot, mi pare abbastanza ovvio, no? Cioè, non proprio un robot, un, come si chiamano? Androide? Insomma, come le Gamia.
E non è che non lo sappiano, perlomeno, Tetsuya lo sa, avanti, gliel'ho detto.
Però appena entra in una stanza non capiscono più niente.
Decisamente ci sono ancora molte cose che non riesco a spiegarmi del comportamento umano.

In realtà ho così poco tempo per i miei piccoli umani, vorrei averne di più da dedicargli. I ragazzi si sono adattati bene alla vita alla Fortezza, ma rimangono un gruppo a parte. Tutto sommato credo facciano bene, in fondo mescolarsi al resto di questa gente non potrebbe portarli a molto di buono, temo.

Mayumi ha avuto un'altra crisi, rientrata, ma temo che prima o poi Hiroshi dovrà fare i conti con l'inevitabile.
Come tutti, prima o poi.



Nel Frattempo, su Dei o Demoni iniziava la Terza Stagione con la Puntata Pilota: "Honey Flash!"


venerdì 1 agosto 2008

Povero Umon, povero uomo abbattuto.
Gli ho mentito. Cosa avrei dovuto fare?
Non c'era traccia di Hikaru su quella fortezza. Se è ancora viva e sta bene, non è qui e non è mai stata portata qui.
Ma non potevo lasciarlo così.

In fondo è l'unico ad avermi mai dimostrato un minimo di... Affetto? Forse no, ma interesse, quello sì. Per i libri e le chiacchierate dopo cena, per avermi insegnato a tracciare i primi Kanji senza dirlo a nessuno, per quella volta in cui ho voluto provare a fumare la sua pipa e lui non ha riso, per le piccole cose che agli altri non sono mai importate ho dovuto mentirgli. Dargli una speranza, anche se piccola.

Forse davvero Fleed non esiste ed era solo bello pensare che, da qualche parte, ci potesse essere un posto dal quale provenire. Era bello pensare che, per quanto clone, per quanto mostro, ci fossero stati due individui dai quali potevo essere nata, da qualche parte. Era solo bello pensarlo.
Ma più ci penso e più credo che né io né Daisuke siamo naufraghi dello spazio quanto del tempo. Forse non è da cercare altrove, quella città in fiamme, ma qui, vicina, soltanto molto tempo fa o fra molti anni... Non sarebbe più assurdo di tanti altri deliri nei quali crediamo tranquillamente ogni giorno.

E' arrivata una comunicazione dal Drago: Daimoni è morto.
Dovrei dire qualcosa?
Non credo che la morte sia abbastanza.
Morendo non mi ha restituito la mia vita.


Niente ci viene restituito, mai.
Sentire la sua voce, là fuori, vedere il suo fulmine, gemello al nostro, abbattersi sul campo di battaglia. Avrei potuto piangere, credo, se non fossi stata con Minerva.
Ma è come se non fosse tornato, come se non esistessi.
E in fondo che importanza può mai avere?

Berlino brucia, l'odore dei corpi sale col fumo e oscura il cielo.
Minerva e io guardiamo le fiamme e la morte e siamo sole, perfettamente, inevitabilmente sole.